Rispettata la vita privata del cittadino anche se lo Stato gli nega la possibilità di vedere corretto col termine ‘intersessuale’ il suo certificato di nascita

Secondaria la discrepanza tra l’effettiva identità biologica dell’uomo e la sua identità legale

Rispettata la vita privata del cittadino anche se lo Stato gli nega la possibilità di vedere corretto col termine ‘intersessuale’ il suo certificato di nascita

Impossibile addebitare allo Stato il mancato rispetto della vita privata e familiare del cittadino se ne ha respinto la richiesta mirata a vedere sostituito il termine ‘maschio’ col termine ‘neutro’ o ‘intersessuale’ sul suo certificato di nascita. Il caso preso in esame dai giudici ha riguardato la storia di un cittadino francese, sposato con una donna e padre di un figlio adottivo, che sostiene di essere una persona biologicamente intersessuale ma che si è visto respingere, in patria, la richiesta di inserire il termine ‘neutrale’ o il termine ‘intersessuale’, al posto del termine ‘maschio’, sul suo certificato di nascita. Il cittadino francese lamenta il mancato rispetto, da parte dello Stato, della propria vita privata. Per i giudici, però, lo Stato francese ha agito in maniera corretta, soprattutto mettendo a confronto l’interesse generale e quello privato del cittadino. I giudici hanno riconosciuto che la discrepanza tra l’effettiva identità biologica dell’uomo e la sua identità legale potevano causargli sofferenza e ansia, ma hanno poi aggiunto che va condiviso il ragionamento compiuto dalle autorità nazionali francesi e centrato sul rispetto del principio di inalienabilità dello stato civile e sulla necessità di preservare la coerenza e l’attendibilità degli atti di stato civile e di quelli sociali e giuridici in vigore in Francia. (Sentenza del 31 gennaio 2023 della Corte europea dei diritti dell’uomo)

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