Scarsa trasparenza sul trattamento dei dati personali: multa salata per la società proprietaria di un social basato sullo scambio di chat vocali
Evidente la scarsa trasparenza sull’uso dei dati degli utenti e dei loro ‘amici’, con possibilità, tra l’altro, per gli utenti di memorizzare e condividere gli audio senza consenso delle persone registrate
Privacy non tutelata: consequenziale la salata multa – 2.000.000 di euro – per Alpha Exploration, la società proprietaria di Clubhouse, un social network basato sullo scambio di chat vocali. Secondo i dati relativi allo scorso anno, il social poteva contare su più di 16.000.000 di utenti in tutto il mondo e circa 90.000 in Italia. E proprio nel contesto italiano il Garante per la protezione dei dati personali ha riscontrato numerose violazioni, ossia scarsa trasparenza sull’uso dei dati degli utenti e dei loro ‘amici’, possibilità per gli utenti di memorizzare e condividere gli audio senza consenso delle persone registrate, profilazione e condivisione delle informazioni sugli account senza l’individuazione di una corretta base giuridica, tempi indefiniti di conservazione delle registrazioni effettuate dal social per contrastare eventuali abusi. Alla società è stato inoltre vietato ogni ulteriore trattamento delle informazioni svolto per marketing e profilazione senza uno specifico consenso. Clubhouse è basato esclusivamente su interazioni vocali che si svolgono in stanze di conversazione ed è disponibile al pubblico tramite una ‘app’ gestita dalla società statunitense Alpha Exploration. Gli utenti possono scegliere di aprire una stanza tematica o accedere ad una stanza altrui come ascoltatori. Dal gennaio 2022 possono anche conservare e registrare parte delle conversazioni sulla piattaforma e condividere le stesse registrazioni con terzi. Ora la società proprietaria di Clubhouse dovrà, su input del Garante, introdurre una funzionalità che consenta agli utenti di apprendere, prima dell’ingresso nella stanza di conversazione, della possibilità che la chat venga registrata, e introdurre un meccanismo per informare coloro che non sono ancora utenti sull’uso che verrà effettuato dei loro dati personali. (Ordinanza del 6 ottobre 2022 del Garante per la protezione dei dati personali)