La normativa antiriciclaggio non può consentire alla banca di negare al cliente l’accesso ai propri dati personali

Ciò sempre che la conoscenza, da parte del cliente, di determinate informazioni non porti a violare gli interessi tutelati dalla normativa antiriciclaggio

La normativa antiriciclaggio non può consentire alla banca di negare al cliente l’accesso ai propri dati personali

Censurato l’istituto di credito che, facendo riferimento alla normativa antiriciclaggio, non ha fornito pieno riscontro ad un cliente che chiedeva l’accesso ai propri dati personali. Il ‘Garante per la privacy’ precisa che il diritto all’accesso ai propri dati personali non può essere limitato se si tratta di informazioni di dominio pubblico, la cui comunicazione non pregiudica le attività di contrasto a reati di riciclaggio. Proprio per questo, al termine dell’attività istruttoria relativa a due reclami presentati nei confronti di istituti di credito da un cliente che non riusciva ad ottenere un completo riscontro alle richieste di accesso ai propri dati personali, il ‘Garante’ ha dichiarato l’illiceità del trattamento e ha ammonito gli istituti di credito. Alle istanze avanzate dal cliente, infatti, entrambe le banche si sono limitate a fornire i dati anagrafici e bancari, omettendo ulteriori informazioni. In sostanza, gli istituti di credito hanno ritenuto, in base alla normativa antiriciclaggio, di non fornire tutte le informazioni di cui erano in possesso e di cui erano venuti a conoscenza attraverso articoli di stampa, con particolare riferimento a notizie riguardanti un’indagine nei confronti del cliente, indagine conclusasi con una sentenza della Cassazione. Per il ‘Garante’, però, in tale vicenda non vi sono gli estremi per l’applicazione della misura della limitazione al diritto di accesso, dal momento che la conoscenza, da parte del cliente, delle predette informazioni non avrebbe violato gli interessi tutelati dalla normativa antiriciclaggio, poiché le notizie di stampa erano liberamente accessibili a chiunque online, così come la sentenza della Cassazione. (Provvedimenti del 13 aprile 2023 del Garante per la protezione dei dati personali)

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