‘Dark pattern’ e dati personali: l’allarme del Garante per la privacy

I ‘dark pattern’, noti anche come ‘modelli di progettazione ingannevoli’, sono interfacce e percorsi di navigazione progettati per influenzare il comportamento degli utenti online e possono anche ostacolare un'efficace protezione dei dati personali degli utenti online

‘Dark pattern’ e dati personali: l’allarme del Garante per la privacy

Occhio ai ‘dark pattern’, noti anche come ‘modelli di progettazione ingannevoli’, ossia interfacce e percorsi di navigazione progettati per influenzare il comportamento degli utenti online. A lanciare l’allarme è il Garante per la privacy, il quale sottolinea che i ‘dark pattern’ possono anche ostacolare un'efficace protezione dei dati personali degli utenti online. Proprio per questo, il Garante ha deciso di fornire alle persone alcune informazioni utili, così da consentire di prendere coscienza del fenomeno e potere tutelarsi. A questo proposito, dal Garante precisano che con la definizione di ‘modelli di progettazione ingannevoli’ vengono indicate quelle interfacce e quei percorsi di navigazione progettati per influenzare l’utente affinché intraprenda azioni inconsapevoli o non desiderate - e potenzialmente dannose dal punto della privacy del singolo - ma favorevoli all’interesse della piattaforma o del gestore del servizio. Fondamentale, quindi, riconoscere ed evitare questi sistemi. In questa ottica, ecco sei situazioni che consentono di parlare di ‘modelli di progettazione ingannevoli’: quando gli utenti si trovano di fronte a una enorme numero di richieste, informazioni, opzioni o possibilità finalizzate a spingerli a condividere più dati possibili e consentire involontariamente il trattamento dei dati personali contro le proprie aspettative; quando le interfacce sono realizzate in modo tale che gli utenti dimentichino o non riflettano su aspetti legati alla protezione dei propri dati; quando le scelte degli utenti sono influenzate facendo appello alle loro emozioni o usando sollecitazioni visive; quando gli utenti sono ostacolati o bloccati nel processo di informazione sull’uso dei propri dati o nella gestione dei propri dati; quando gli utenti acconsentono al trattamento dei propri dati senza capire quali siano le finalità a causa di un'interfaccia incoerente o poco chiara; quando l'interfaccia è progettata in modo da nascondere le informazioni e gli strumenti di controllo della privacy agli utenti. Dal ‘Garante’ ricordano poi che interfacce e informazioni sottoposte agli utenti dovrebbero sempre riflettere fedelmente le conseguenze dell'azione intrapresa ed essere coerenti con il percorso di esperienza dell’utente. Di conseguenza, l’approccio alla progettazione deve essere quello di non mettere in discussione la decisione della persona per indurla a scegliere o mantenere un ambiente meno protettivo nei confronti dei propri dati. Il modello deve invece essere utilizzato per avvisare la persona che una scelta appena compiuta potrebbe comportare rischi per i propri dati e la privacy. (Comunicato del 20 aprile 2023 del Garante per la protezione dei dati personali)  

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